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LIBRO TERZO 53Q cjbo, e talvolta ancora dal vino, i fregamenti del corpo, il passeggio e la gestazione. I quali rimedii facili essendo e nulla penosi, e perciò essendo creduti di sicuro effetto, per poco non venne egli riputato qual Dio dal ciel disceso. E molto più che non solo egli cercava di risanare gli infermi, ma di secondarne ancora i desiderii e le voglie, ordinando lor cose che recasser piacere. Concedeva loro a’ tempi opportuni l’uso del vino e dell’acqua fresca, li faceva porre su letti pensili, i quali dimenandosi o sminuissero i dolori, o almen conciliassero il sonno) raccomandava l’uso dei bagni; e rigettando certi penosi e molesti rimedii che da alcuni si usavano, come l’aggravare gli infermi di panni, il riscaldarli presso le ardenti fiamme, o l’esporli a’ cocenti raggi del sole per trarne a forza il sudore, altri rimedii sostituiva piacevoli e dolci. Ad accrescergli fama molto gli giovò ancora l’impostura e la sorte. Narrava effetti maravigliosi di alcune erbe. Trasse dal feretro un uomo creduto morto, che portavasi al rogo, e gli rendette la salute, talchè si credette quasi che renduta gli avesse la vita. Disse più volte che egli era pronto a perder la stima di illustre medico che erasi acquistata, se mai fosse caduto infermo, e in fatti, aggiugne Plinio (l. 7, c. 37), che nol fu mai, e sallo il cielo quando sarebbe egli morto, se la caduta da una scala non gli avesse in estrema vecchiezza tolta la vita. Quindi non vi ebbe mai forse medico alcuno che in tanto onore salisse , quanto Asclepiade. Mitridate re di Ponto , avendone avuta contezza, mandò chi facessegli grandi offerte, perchè a Tirabosciu , Voi. I. 34