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LIBRO TERZO 5l3 (¿volta gli errori e le inesattezze de’ moderni scrittori, non già per oscurarne la fama, che anzi io confesso di essermi delle erudite loro fatiche giovato assai, ma per mostrare che a ..chi vuole esattamente saper di ciò che appartiene agli antichi, troppo è necessario il consultare le stesse opere loro, e non fidarsi ciecamente all’autorità de’ moderni, i quali, benchè uomini dotti, hanno nondimeno errato non poche volte nel rapportare i lor sentimenti, Ma rimettiamoci in sentiero. XXX. A questa prima introduzione degli orologi solari in Roma alluse scherzevolmente Plauto, quando nella commedia intitolata Boeoli a, di cui un frammento ci è stato conservato da Gellio (l. 3, c. 3), così fa parlare un parasito: Ut illum di perdant, primus qui horas reperit, Quique adeo primus statuit hic solarium , Qui milii comminili t misero articulatim diem. Nam me puero uterus hic erat solarium Multo omnium istorum optimum et verissimum, Ubi iste monebat esse, nisi cum nihil erat. Nunc etiam quod est, non estur, nisi soli lubet. Itaque adeo jam oppletum est oppidum solariis; Major pars populi avidi reptant fame. Nel qual luogo, benchè fingasi che il parasito ragioni in un borgo della Beozia, chiaro è nondimeno che il poeta alluda all’uso di Roma, ove è probabile che a somiglianza del primo altri orologi solari fosser poi disegnati. Di fatti Plauto fiorì verso la metà del sesto secolo di Roma, e potè perciò introdur sulla scena un uomo dolentesi degli orologi verso la fine del secolo precedente introdotti in Roma, i quali Tiraboscbi, Voi. /. "33