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LIBRO TERZO $0’] ¿j 365 pomi e sei ore precisamente, volle che ogni quarto anno, in cui queste sei ore quattro volte unite insieme avrebbon formato giorno intero, un giorno si aggiugnesse, ponendolo fra i 24 e i 25 di febbrajo. Ma i pontefici che non sapevano troppo d’astronomia, non ben eseguirono i comandi di Cesare; e pel corso di 36 anni aggiunsero il giorno intercalare non ogni quarto, ma ogni terzo anno; dacchè ne venne che nello spazio di quei 36 anni, in cui nove giorni solo avrebbon dovuto interporsi, se ne interposero veramente dodici. Da quel errore avvedutosi poscia Augusto , a correggerlo e a togliere que’ tre giorni che fuor di legge eransi aggiunti, ordinò che per lo spazio di dodici anni niun giorno s’interponesse. Questa fu in somma la riforma del calendario fatta da Cesare, che io ho qui voluto solo accennar brevemente, poichè tutti gli antichi e moderni storici, e gli astronomi e i cronologi tutti ne parlano diffusamente (Svet. in Jul. c. 40; Plut. in Caes. Plin. l. 18, c. 25; Dio. l. 2; Petav. de Doctr. Temp. Noris Epoch. Syro Maced. Blondel Storia del Calend Rom. Blanchin de Calend. et Cyclo Caes. ec. ec.). XXVI. All’astronomia ancora appartiene il famoso obelisco da Augusto fatto trasportar dall’Egitto e innalzato nel Campo di Marte, e gli ornamenti che egli vi aggiunse. È celebre per le contese tra’ matematici e tra altri uomini eruditi insorte il passo di Plinio, in cui ne ragiona; controversie, a cui han data occasione e le diverse maniere con cui in diversi codici si legge il detto passo, e il vario senso xxvr. Qimt ioni intuì no alPoWlisco I ratpori alo dalP Egitti» a Romj.