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500 PARTE TERZA credette che esse fossero veramente di Sistoma poi avvertitone da S. Girolamo ritrattò il suo errore (Retractat. l. 1, c. 42). Nondimeno Urbano Goffredo Sibero, che una nuova edizione ne fece in Lipsia l’anno 1725, ha usato di ogni sforzo per persuaderci ch’esse son ve. ramente opera del detto pontefice, e non già del filosofo Sestio di cui parliamo. Veggansi presso il Bruckero (Hist. Phil. t. 2, p. 90, ec.) le ragioni da lui allegate colle osservazioni ch’egli vi aggiugne a mostrare ch’esse non sono sì convincenti, come il Sibero si lusinga. Aggiungansi inoltre M. Bruto e M. Catone lo Stoico degni amen due di lode per l’impegno con cui difesero l’antica libertà di Roma, ma degni non meno di biasimo per le disperate risoluzioni a cui per ciò si condussero. Di Catone non sappiamo che scrivesse alcun libro. Bruto, lodato ancora per eloquenza, avea scritto opere filosofiche,, delle quali parla con somma lode Cicerone, dicendo che in tal maniera avea trattai a la filosofia in latino linguaggio, che nulla avea omai da invidiare a’ Greci (Acad. Qu. l. 1, n. 3). Degli argomenti da Bruto in essa trattati ,* e di altre cose a lui appartenenti si vegga il Bruckero (t. 2, p. 29), il quale rammenta ancora altri romani filosofi di varie sette, che vissero a’ tempi di Cesare e di Augusto, e molti stranieri ancora che a Roma accorsero per ottenervi e fama e ricchezze. Troppo nojosa cosa mi sembra il trattenermi o in ripetere, o in compendiare ciò che da altri in questo genere è già stato diligentemente raccolto, e diffusamente narrato, Io dunque, rimettendo