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LIBRO TERZO /Jg3 ascrivere che la frode di un Italiano da un altro Italiano prima che da altri fosse scoperta (a). (a) Io debbo ora su questo ponto cambiar sentimento, e confessare che il libro de Consolatione fu veramente un’innocente impostura o dello stesso Sigonio , o del suo amico Vianelli. Presso il sig. march. Lodovico Coccapani conservansi qui in Modena molte lettere originali del Sigonio a Cammillo Coccapani, uomo assai dotto di quell’età , e di lui amicissimo. Or in una de’ 12 di novembre del 1582 così gli scrive: Ella dimandi alla signora Tarquinia (Molza) se ha veduto una mia lettera con un mio libro de Consolatione, il quale scrivea ch’ella mostrasse a V. S., il parere della quale desidero intorno a quello. Questa lettera, clic è tutta di mano del Sigonio , da me ben conosciuta , e che fu scritta un anno prima che l’operetta de Consolatione si pubblicasse sotto il nome di Cicerone, non ci lascia più dubitare che il Sigonio non avesse veramente scritto un libro su questo argomento; e distrugge la contraria testimonianza di Antonio Gigante, da me recata nella Biblioteca Modenese (t. 5, p. 107). E forse il Sigonio F avea scritta per pubblicarla come opera sua; ma stimolato poi dagli amici, a’ quali parve ch’egli avesse imitato perfettamente lo stile di Cicerone, determinossi a tentare la sorte , e a vedere se venivagli fatto d’ingannar gli eruditi. E quando poi si vide impegnato l’affare, non gli parve più convenevole il dare addietro , e sostenne esser veramente quella opera di Cicerone. Un nuovo dubbio potrebbe forse destarsi contro di ciò da un piccol codice in pergamena che trovasi, in Bergamo presso F ornatissimo sig. co. Giuseppe Beltramelli, il quale ha voluto gentilmente trasmetterlo, perchè con più agio il vedessi. Contiene esso 1" opuscolo de Consolatione sotto il nome di Cicerone. ma imperfetto e con parecchie lacune , singolarmente nelle ultime pagine; e il carattere in cui è scritto, può a prima vista sorprendere ed ingannare. Ma a me pare che un’attenta riflessione sopra di esso scuopra e renda indubitabile l’impostura; e ch’esso sia il carattere ili