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49<> PARTE TERZA per consolare il provveditor Cornaro esiliato da’ Veneziani per l’infelice successo della guerra contro de’ Turchi, cosa di cui non v’ha indicio nè nel libro dell’Alcionio, nè presso storico alcuno. Finalmente nella Vita intera di Luigi XI da lui stampata in Parigi l’anno 1689 (se pure non ve ne ha più antica edizione da me non veduta) tornò a ripetete la stessa fola intorno al Filelfo (l. 1. p. 70); e poi soggiunse ciò non esser ben certo, e da altri narrarsi tal cosa dell’Alcionio. Si può egli trovare storico esatto e fedele e coerente a se medesimo al par di questo? E nondimeno lo stesso sogno intorno al Filelfo è stato ripetuto ancora dall’editore della Raccolta intitolata Menagiana (t. 3, p. 163, edit Paris. 1715), benchè poi nelle note siasi corretto l’errore, ripetendo ciò che ne ha il Manuzio, senza punto esaminare il fatto. Eppure erasi già allora e dal Menckenio e dal le Clerc e dagli autori degli Atti di Lipsia e da que’ del Giornale d’Italia posta in dubbio la verità di tal fatto. Un altro autore francese, il cui libro nou ho potuto vedere, ma le cui parole citate son dal Fabricio (loc. cit.), cioè il Morlier ne’ suoi Saggi di Letteratura per la cognizione de’ libri, stampati l’anno 1702, fortemente si scaglia contro coloro che hanno asserito che il trattato de Gloria non è altro che quello dell’Osorio, cui un plagiario del xvi secolo pubblicò sotto il nome di questo vescovo. Io temo però che tutti i suoi colpi cadano a voto, perchè non trovo autore che abbia ciò affermato. Ma è tempo di passare all’altro autore italiano che di diverso diletto, ma di somigliante