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484 PARTE TERZA antichi. Ma quanto a’ tre mentovati autori, io ho cercati e letti i passi dal Fabricio e dal co. Ma*, zuchelli allegati, e non vi ho trovato vestigio di questo furto attribuito all’Alcionio: così poco convien fidarsi alle altrui citazioni, a chi vuole scrivere esattamente. Tutta la forza adunq(le di tale accusa si riduce al testimonio ed all’autorità del Manuzio e del Giovio. Ma quante cose si uniscono a combatterla e ad atterrarla! Essi narrano cosa da’ loro tempi lontana assaiperciocché Bernardo Giustiniani, di cui si dice che lasciasse per testamento alle monache con altri libri quelli ancora de Gloria, era morto l’anno 1489 (V. Foscarini Lett. Venez. p. 245): e questi due autori scrivevano verso la metà del secolo seguente. Inoltre il Giustiniani visse venti e più anni dacchè la stampa era introdotta in Italia. È egli possibile che un uomo colto, come egli era, non cercasse di dare alla luce quest’opera di Cicerone, sapendo singolarmente quanto ella fosse rara? Inoltre l’Alcionio non fu di ciò accusato , se non quando più non poteva difendersi. Il suo libro de Exilio fu stampato dal vecchio Aldo nel 1522, ed egli morì o alla fine del 1527, o al principio del 1528 (V. Mazziu h, l. c. e Pier. Valerian. de Infelic. Litterat.), cioè molti anni prima che il Manuzio e il Giovio lo accusassero. Degli autori che scrissero lui vivente, niuno gli rimproverò questo letterario delitto; il che certamente non avrebbon lasciato di fare, trattandosi di un uomo che era odiato ed invidiato al sommo dalla più parte de’ dotti che allor vivevano (V. Valerian, ib.). Anzi Pierio Valcriano, che