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LIBRO TERZO 4^3 XUI. Non così di quella che per testimonio di Paolo Manuzio era nella biblioteca di Bernardo Giustiniani; poichè da questa è venuta l’accusa contro l’Alcionio. Veggiamo prima ciò c|,e ne narra il Manuzio. Questi libri, egli dice Comment. in Epist. ad Alt. I. 2 5, ep. 27), durarono fino all’età de’ nostri padri. Perciocchè Bernardo Giustiniani nell’indice de’ suoi libri registra Cicerone de Gloria. Avendo questi lasciata per legato tutta la sua biblioteca a un monastero di monache, questo libro cercato poscia con gran diligenza non si potè mai rinvenire. Tutti ebber per fermo che Pietro Alcionio, a cui, essendo egli lor medico, permettevan le monache di ricercare la loro biblioteca, T avesse scaltramente involato. E certo nella sua operetta dell’Esilio alcune cose s’incontrano che sembrano non già dell’Alcionio, ma di qualche più valente scrittore. Fin qui egli. Verso il medesimo tempo la stessa accusa fu data all’Alcionio da Paolo Giovio ne’ suoi Elogi stampati la prima volta l’anno 15 ì, benché ei non racconti in qual maniera egli venisse ad ottenere l’opera di Cicerone, nè affermi costantemente il fatto, ma dica solo che ne fu gran sospetto. Il Fabricio (loc. cit.), e dopo lui il co. Mazzuchelli (Scritt. Ital. « in Elogio Alcion. ») citano per confermatori dello stesso letterario furto dell’Alcionio Cristoforo Longolio nelle sue Lettere, il Girardi nel libro de’ Poeti del suo tempo, e Pier Vittori nella prefazione a’ suoi Comenti sopra la Poetica di Aristotile, oltre altri recenti, l’autorità de’ quali non giova se non quanto è sostenuta dagli