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LIBRO TERZO 477 insegnata. I sei libri della Repubblica, i quali a nostro gran danno si son perduti, sembra che fosser l’opera più di tutte cara al suo autore (V. Middleton Vit. di Cic. ad an. 6t)6), e in cui più chiaramente che in ogni altra spiegasse i suoi sentimenti. Or nel bellissimo frammento che di essi ci è rimasto, intitolato il Sogno di Scipione, noi veggiamo l’immortalità! dell’anima spiegata e confermata si fortemente, che ci può essere un sicuro pegno de’ sinceri sentimenti di Cicerone. Alcuni altri passi ce ne han conservati Lattanzio e S. Agostino, che anche al più saggio tra’ cristiani filosofi potrebbonsi attribuire. Rechiamone un sol passo sulla legge di natura riferito da Lattanzio (Instit. l. 6, c. 8), in cui vedremo i più importanti dogmi della religion naturale maravigliosamente spiegati: Est quidem vero lex, dic’egli, recta ratio, naturae congruens, diffusa in omnes, constans, sempiterna, quae vocet ad offìcium jubendo , vetando a frande deterrcat, quae tamen ncque probos frustra jubet, aut vetat, nec improbos jubendo, aut vetando movet. Huic legi nec abrogare fas est, neque derogari ex hac aliquid licet, neque tota abrogari potest Nec vero aut per senatum, aut per populum solvi hac lege possumus. Neque est quaerendum explanator, aut interpres ejus alius: nec erit alia lex Romae, alia Athenis, alia nunc, alia posthac; sed et omnes gentes, et omni tempore una lex et sempiterna et immortalis continebitj unusque erit communis quasi magister et imperator omnium Deus ille legis hujus inventor, disceptator, lator: cui qui non parebit,