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464 PARTE TERZA la Grecia. Ogni setta aveva i suoi segnaci; $ quella era in pregio maggiore, che aveane maggior numero; e questi bramavan anzi di vincere i loro avversarii, che di scoprire la verità. Or conquistata la Grecia, molti de’ greci filosofi vennero a Roma, sicuri di acquistarvi fama e di migliorar condizione, e cominciarono a fare pubblica mostra del lor sapere. Gli ampii portici , e quelli singolarmente che qualche tempo dopo fece innalzare Lucullo innanzi a’ suoi maestosi palagi, erano, per così dire, le scuole in cui i filosofi greci si raccoglievano, e tra lor disputando spiegavano le loro opinioni (Plutarch. in Vit. Luc.). I Romani abbracciarono essi pure quali una, quali altra setta; e chi di essi era Stoico, chi Epicureo, chi Accademico. Il Bruckero annovera alcuni de’ principali che in ciascheduna setta furono illustri (t. 2 p. 16, ec.). Egli è però da osservare che non sem-« bra che tra’ Romani le filosofiche sette avessero! quell’unione e quella regolar forma che avean tra’! Greci: sicchè fossero l’una dall’altra divise, e ciascheduna avesse il suo capo, e le sue assemblee, e il luogo ad esse destinato. I filosofi greci erano per lo più uomini che altro impegno non aveano fuorchè quel di filosofo. I Romani al contrario rimiravan lo studio come interrompimento e sollievo de’ gravi affari della Repubblica. Quindi udivano volentieri le ingegnose dispute che tra lor facevano i Greci, volentieri leggevano i loro libri, si mostravano agli uni più favorevoli che agli altri, e prendevano ancor talvolta il nome di alcuna setta. Ma nè si curavano essi di formar corpo, per così dire, da ogni altro