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V. A 1»l-rar ria ogni sorta di erudizione. 43a PARTE TERZA avendo Cicerone pubblicato un libro in lode di Catone che da se medesimo si era ucciso anzichè arrendersi a Cesare, questi, non altrimenti che se fosse uomo ozioso in tutto e tranquillo, prese a rispondergli, e due libri compose intitolati Anti-Catone, ne’ quali rispondendo a ciò che Tullio diceva in commendazion di Catone, parlava nondimeno con termini di stima e di rispetto grande pel medesimo Tullio (Plut. Vit. Cicer. Cic. l. 13 ad Att ep. i, e i). « Suida attribuisce a Giulio Cesare anche una metafrasi de’ Fenomeni di Alato ». Inoltre alcuni libri di Apoftegmi o sia Detti notabili avea egli raccolti (Cic. l. 9 ad Famil, ep. 16). Svetonio afferma che questi furon lavoro de’ giovanili suoi anni (in JuL c. 6). Ma dalla sopraccitata lettera di Cicerone è chiaro che questi ancora furono da lui scritti mentre già era arbitro della Repubblica. Augusto però non so per qual cagione li volle soppressi insieme con alcune poesie da lui scritte ne’ primi anni di sua gioventù (Sveton. ib.), nel qual genere di componimento non pare ch’ei fosse molto felice (Dial. de Caussis corr. Eloquent.). V. Ma questi non furono, per così dire, che studi scherzevoli e leggieri in confronto di altri più serii e più difficili, in cui Cesare in mezzo alle sue imprese occupossi. Il gran ponte da lui fatto innalzare sul Reno, e la bellissima descrizione ch’egli ce ne ha lasciata, mostra quanto versato egli fosse nella studio della matematica. La riforma del calendario romano da lui intrapresa e felicemente condotta a fine, è un sicuro monumento del suo sapere in