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XXXD. Quintiliano nomina alcuni oratori (l. 10, c. 1) che al tempo di Augusto ebber fama di eloquenti. Ma da ciò ch’egli stesso ne dice, raccogliesi chiaramente che troppo lungi essi furono dal poter venire in confronto cogli Ortensi, co’ Cesari, co’ Ciceroni. Noi perciò lasceremo di dirne più oltre. Per quali ragioni poi l’eloquenza latina non mai risorgesse, ma andasse sempre vieppiù decadendo, il vedremo quando de’ tempi seguenti avremo a ragionare.

Capo III.

Storia.

I. Tardi assai, come abbiamo già osservato, cominciò tra’ Romani ae’essere coltivata la storia. Aveano alcuni scrittori preso a descrivere le guerre e le vicende di Roma, ma in uno stile sì arido e digiuno, che troppo male a’ loro scritti si conveniva il nome di Storia. Alcuni altri aveano scritte le loro proprie azioni. Così M. Emilio Scauro in tre libri avea narrate le sue, libri che da Cicerone si dicono utili assai (De Cl. Orat. n. 29). Così avea fatto parimenti Q. Lutazio Catulo, la cui eleganza e grazia di scrivere viene assai commendata dal medesimo Cicerone (ib. n. 35). Così L. Cornelio Silla, la cui storia fu poi finita da Cornelio Epicado suo liberto (Svet de Ill Gramm. c. 12). Così alcuni altri ancora che qualche parte della storia romana aveano descritta, che si rammentan dal Vossio (De Hist. lat.l. 1.). Ma una