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intorno al doversi a lui, o a Demostene il primato dell’eloquenza. XV. Confronto di questi due oratori. XVI. Critiche da alcuni fatte dell’eloquenza di Cicerone. XVII. Suoi libri intorno all’eloquenza. XVIII. Cesare egli ancora valente oratore. XIX. Notizie di Tirone liberto di Cicerone. XX. Decadimento dell’eloquenza romana dopo la morte di Cicerone. XXI. Ragioni arrecatene nel Dialogo su questo argomento; e prima la viziosa educazione de’ giovani. XXII. La cessazion de’ motivi che animavano gli oratori. XXIII. Il cambiamento del governo. XXIV. Si mostrano non bastevoli queste ragioni a spiegare il decadimento dell’eloquenza. XXV. Ragioni addotte da Seneca e da altri. XXVI. Distinzione tra le scienze e le belle arti: le prime difficilmente declinano dalla lor perfezione. XXVII. Le seconde più facilmente decadono, e per qual ragione. XXVIII. Il decadimento dell’eloquenza romana deesi principalmente a Pollione. XXIX. Carattere della sua eloquenza. XXX. Le circostanze de’ tempi vi concorser non poco. XXXI. Se Cassio Severo vi avesse parte. XXXII. Altri oratori di que’ tempi poco noti.

Capo III.

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Storia.

I. Fino a’ tempi di Cicerone non avea Roma avuto un elegante storico. II. Ortensio, Attico, Luceio e Cicerone sono i primi a scriver la storia romana. III. Grande ingegno e studi di C. Cesare. IV. Sue diverse opere ora perdute. V. Abbraccia ogni sorta di erudizione. VI. Suoi Commentarii. VII. Vita, carattere e opere di Sallustio. VIII. Notizie di Cornelio Nipote. IX. Storie di Asinio Pollione. X. Altri storici de’ tempi di Augusto. XI. Notizie di Livio, ed elogi della sua Storia. XII. Difetti da alcuni appostigli. XIII. Da alcuni de’ quali non può difendersi. XIV. Favole sparse intorno a diversi codici interi della sua Storia. XV. Uno di essi credesi da taluno nascosto nella biblioteca del gran Turco. XVI. Altri codici sognati della medesima Storia. XVII. Scoperta del preteso sepolcro di Livio.