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LIBRO TERZO 383 giovane, come era allor Cicerone, in età di soli ventotto anni, che viaggia, per così dire, circondato sempre da filosofi e da oratori, che con essi soli conversa, che innanzi ad essi si esercita, che da essi si ode volentieri ammonire de’ suoi difetti, e che non curasi di veder altro fuorchè uomini dotti, egli è un modello quanto più raro ad esser imitato, tanto più degno di ammirazione. E ammirati di fatto ne rimasero i Greci, tra i quali è celebre il detto di Molone che udito declamare il giovane Tullio, con gran dolore predisse che da lui sarebbesi tolto alla Grecia l’unico ornamento che omai rimanevale, l’arti e l’eloquenza (Plutarch. Vit. Cicer.)- Intorno a’ viaggi di Cicerone una bella dissertazione abbiamo di Gian-Giorgio Walchio stampata ne’ suoi Parerghi Accademici in Lipsia l’anno 1721 , e intitolata: Diatriba de amaenitatibus historicis ex Ciceronis peregrinatione collectis. Nè questo indefesso studio fu della sola età giovanile. Uom già maturo e avvolto ne’ più gravi affari della Repubblica, qualunque ora ei potesse trovare di riposo e di ozio, era consecrata agli studi. Subcisiva, dice egli stesso (l. 1 de Legib. n. 3) quaedam tempora incurrunt, quae ego perire non patior; ut si qui dies ad rusticandum dati sunt, ad eorum numerum accommodentur, quae scribimus. Quando avremo a parlare delle biblioteche di Roma, vedremo quanto gli fosse cara la sua. Ma senza ciò, le tante e sì varie e sì eleganti opere che di lui abbiamo, oltre tante altre in numero forse ancora maggiore, che son perite, ci fanno conoscere qual egli avesse