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3;8 PARTE TERZA Vffl. Qual fosse la ragione di queste vicende a cui soggiacque la gloria di Ortensio, ricercasi da Cicerone; ed egli osserva che l’eloquenza di Ortensio consisteva singolarmente in una cotal maniera di ragionare ch’egli appella asiatica, cioè in uno stile fluido,’ gaio e vezzoso , il quale quanto piace in un giovane alla cui età par che convenga, altrettanto sembri disdicevole ad uom maturo. Aggiungasi che, come altrove riflette lo stesso Tullio (Orator. n. 38), era Ortensio dicitor eccellente anzi che valoroso scrittore: Dicebat melius, quam scripsit Hortensius. La sua eloquenza era in gran parte riposta nel gesto vivace e nel grazioso atteggiamento della persona, per cui ancora talvolta ne fu egli motteggiato e deriso (Gellius, l. 1 , c. 5). Di questa affettazione di Ortensio nel portamento della persona fa menzione ancora Macrobio: Hortensius vir mollis, et in praecinctu ponens omnem decorem, vestitu ad munditiem curioso; et ut bene amictus iret, faciem in speculo ponebat, ubi se intuens togam corpori sic applicabat, ut rugas non forte sed industria locatas artifex nodus constringeret, et sinus ex composito defluens nodum lateris ambiret (Saturn. l. 2, c. 9). Quindi mancando col crescere dell’età ad Ortensio questi esterni ornamenti, e comparendo degni di riso in lui già vecchio que’ vezzi che grazioso il rendevano in età giovanile, e non potendo il gesto e l’azione essere animata e viva, com’era una volta, non è maraviglia che quanto più egli avanzava negli anni, tanto più sembrasse perder di pregio la sua eloquenza; e