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LIBRO TEREO 3^ gostenendo la stessa parte, or la contraria. Ma quel dominio che Ortensio avea nel Foro, presto gli fu rapito da Cicerone. E questa forse fu la ragione per cui, come narra lo stesso Tullio (ib. n. 93), Ortensio, poichè ebbe ottenuto l’onore del consolato l’anno 684, rimise molto dell’impegno e del fervore con cui (fin allora avea trattate le cause, e prese a vivere più ozioso e più tranquillo. E se pure talvolta tornava egli a salire su’ rostri, la sua eloquenza pareva che ogni giorno venisse meno, Ne’ primi anni il cangiamento era tale, che appena da’ più colti potea ravvisarsi; ma poscia si fece ognor più sensibile, e apparve agli occhi ancora del volgo, talchè egli perdette molto di quella stima ch’erasi per l’addietro acquistata. Il veder Cicerone innalzato all’onore del consolato risvegliò in Ortensio, ed avvivò maggiormente l’antica emulazione; tale però, che non fu cagione tra essi di nimicizia, o d’invidia alcuna. Anzi Cicerone racconta (ib. n. 94) che vissero poscia per dodici anni in sincera amicizia, nutrendo l’uno per l’altro vicendevole stima ed amore. E Cornelio Nipote aggiunge (Vit. Attici) che essendo Attico amicissimo di Ortensio insieme e di Cicerone, per tal maniera che non ben si sapeva chi di essi gli fosse più caro, ciò non ostante tra loro non nacque mai gelosia di sorte alcuna, ut inter quos tantae laudis esset aemulatio, nulla intercederet obtrectatio, essetque talium virorum copula. Ma comunque Ortensio procurasse di tornare all’antico onore nel Foro, egli nol potè ottenere.