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III. F. di Cofn*lia lor madre. 368 parte terza lui uguagliarsi nel ragionare, se avesse avuta più lunga vita; che maestoso egli era nell’espressione , ingegnoso ne’ sentimenti e grave in tutta la dicitura; e che, benchè le sue orazioni non potessero dirsi finite, egli era nondimeno oratore da proporsi al par di ogni altro a’ giovani per modello. IH. La menzione che fatta abbiamo de’ due fratelli Gracchi, ci conduce ad accennar qualche cosa ancora della lor madre Cornelia, una delle più illustri matrone che vivessero in Roma, e che è ben meritevole di aver luogo nella storia letteraria di questa Repubblica , e pel sapere di cui ella fu adorna, e per quello di cui volle adorni i figliuoli. Era ella figlia di Scipione Africano il Maggiore. Poichè ebbe perduto il suo marito Tiberio Gracco padre de’ due mentovati tribuni, invitata alle sue nozze da Tolomeo re di Egitto, ricusonne generosamente le offerte per attendere all1 educazione de’ proprii figli; il che ella fece con tale impegno insieme e con tale splendore, che essendo essi, come dice Plutarco (Vit. Tib. e C. Gracch.), per grandezza di animo a tutti i Romani superiori di assai, sembrava nondimeno che più ancora li superassero nel sapere. In fatti narra Cicerone (De Cl. Orat. n. 27) che i più valorosi maestri della Grecia impiegò ella a tal fine, e singolarmente Diofane di Mitilene, il più eloquente uomo che allor ci vivesse, e che fu poi ucciso insieme con Tiberio Gracco (Plutarch. l. c.). Non è perciò maraviglia che i due suoi figli ella mostrasse a una straniera matrona come il più caro e il più