Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/35



LETTERA DEL TIRABOSCHI

All’Accademia di Spagna


Eruditissimi Accademici

Niuna cosa poteva accadermi più spiacevole e più molesta, che il vedermi accusato come invidioso nimico di una illustre nazione, per cui ho sempre avuti i dovuti sentimenti di rispetto e di stima. Quindi nel leggere il Saggio apologetico del sig. abate don Saverio Lampillas, in cui egli mi appone di aver cercato in tutto il corso della mia Storia di oscurare la fama dei Letterati Spagnuoli, e di avere usato ogni arte per persuadere che alla Spagna si dovesse il corrompimento del buon gusto, non ho potuto a meno di non commuovermi alquanto, veggendomi attribuite intenzioni e fini indegni di un uomo onesto, e che io era consapevole di non avere avuti giammai. Io sapeva di aver nella mia Storia lodati molti Spagnuoli, e tutta la nazione generalmente, ove mi era stato necessario il ragionarne; sapeva che nel biasimare alcuni antichi, come Lucano, Seneca e Marziale, io non aveva detto punto di più, anzi spesse volte aveva detto assai meno di quel che ne avesser detto molti altri scrittori; sapeva che ove io, seguendo il sentimento di molti altri, aveva asserito che qualche parte nella corruzione del buon gusto avea avuto il Dominio Spagnuolo in Italia, io avea procurato di farlo nella più rispettosa maniera che mi fosse possibile: e non potei perciò non sentir qualche sdegno nel vedermi rappresentato con sì neri e odiosi colori, quali ha usati il sig. abate Saverio Lampillas nel parlare della mia Storia.

La stima che io professo alla Nazione Spagnuola, mi determinò a pubblicare la mia Lettera apologetica, non per assalire il mio avversario, ma sol per ribattere le accuse da lui appostemi, e fui sollecito che ella fosse presentata a voi, Accademici dottissimi, la