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270 parte terza

riparo, ed insultare a’ popoli ancor più lontani, si vider sorgere a un tempo stesso le scienze; e la poesia, l’eloquenza, la storia cominciarono ad avere qualche ornamento, come se esse ancora si rivestissero delle spoglie nemiche. Ciò sì è veduto nelle due epoche precedenti. Cadde finalmente l'anno 607 l’ambiziosa Cartagine, e col cader di Cartagine parve che il mondo tutto cadesse a piè di Roma. Niuna potenza si tenne più contro la vittoriosa repubblica; le nazioni pressochè tutte furon costrette a riconoscerla a lor signora; e quelle si riputaron felici che la lor servitù poterono apparentemente nascondere coll’onorevole titolo di alleanza. Al tempo medesimo un nuovo ardor per gli studi si accese in cuore a’ Romani, e a maggior perfezione furon da essi condotte le arti e le scienze. Ciò si dovette in gran parte alla conquista della Grecia, che seguì d’appreso la terza guerra Cartaginese, e ingegnosamente disse perciò Orazio:

Graecia capta ferum victorem cepit, et artes
Intulit agresti Latio1. L. 1, Ep. 1.

  1. Il passo di Orazo da me qui recato: Graecia.
    capta ferum vietorem cepit, ec. ha fatto credere ad
    alcuni che solo dopo la conquista della Grecia cominciassero i Romani a conoscere e a coltivare le scienze
    e le arti. Ciò che abbiam detto nel precedente libro,
    ei fa abbastanza conoscere che assai prima di questo
    tempo avean essi preso ad amarle. Le parole dunque
    di Orazio debbon intendersi di quel fervore tanto maggiore con cui si volsero ae’esse i Romani, quando la
    conquista della Grecia rendette loro tanto più agevole
    il commercio con quelle colte nazioni.