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libro secondo 203

ancor ch’ella faceva allora nella Sicilia, e probabilmente anche nella Magna Grecia. Tra i diversi generi di poesia, la teatrale ebbe il vanto di esser prescelta. Io so bene che qualche abbozzo, per così dire, di teatral poesia erasi già veduto in Roma, ma così rozzo che appena ne merita il nome. Se n’è parlato di sopra trattando degli Etruschi, e si può vedere ciò che ne dice il Quadrio (t. 4 p. 37, ec.), e noi ancora vedrem frappoco in che consistesse. Livio Andronico fu il primo che in Roma la coltivasse, appena la prima guerra Cartaginese ebbe fine. Livio, dice Cicerone (De Cl. Orat. n. 18), il quale il primo, nel consolato di C. Clodio figliuol di Appio Cieco e di M. Tuditano, pose sulla scena un azion teatrale, l’anno innanzi alla nascita di Ennio, cioè l’anno 514 dopo la fondazion di Roma, come dice l’autore che noi seguiamo (cioè Attico), perciocchè intorno al numero degli anni vi ha controversia tra gli scrittori. In fatti ne’ Fasti Capitolini i due consoli mentovati si veggon segnati l’anno precedente; e Cicerone stesso altrove più dubbiosamente ragiona di quest’epoca: Circa 510 anni, egli dice (Tusc. Quaest.l. 1 in Exord.), dopo la fondazion di Roma Livio rappresentar fece una favola teatrale, essendo consoli C. Claudio (che è lo stesso che Clodio) figliuol del Cieco e M. Tuditano, un anno innanzi al nascer di Ennio. Il che per ultimo da Gellio ancor si conferma (Noct. Att.l. 17, c. 21): Essendo consoli (C. Claudio) Centone figliuol di Appio Cieco e M. Sempronio Tuditano, Livio prima d ogni altro rappresentar fece in Roma una favola teatrale.