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libro primo 195

maniere propie di un popolo ben coltivato Questa rozza barbarie cambiossi insensibilmente in una austera alterigia, per cui i primi eroi di Roma contenti de’ soli soccorsi della natura disprezzarono quelli dell’arte, dalla quale essi non presero cosa alcuna, onde rischiarare la lor ragione e avvivare il natio loro coraggio. Essi non conobbero punto nè il pregio delle opere d’ingegno, nè i vantaggi dello studio, cui considerarono come frivola occupazione, e alla gravità di un cittadino non conveniente. E in un tal pregiudizio più ancor confermolli il vedere che con un esatta militar disciplina e con una singolare costanza soggiogavano altre nazioni che meno ancora di loro versate erano negli studi.


Altre ragioni della loro ignoranza. V. Questa feroce alterigia, nata, per così dire, e cresciuta insieme co’ Romani, fece sì, che benchè vicini essi fossero e agli Etruschi e agli abitatori della Magna Grecia, popoli, come si è detto, colti assai e delle liberali arti sommamente studiosi, sdegnaronsi nondimeno di approfittarsi della favorevole occasione che loro si offeriva di coltivare lo spirito e d’istruirsi nelle scienze. Co’ Greci appena ebbero i Romani ne’ primi secoli commercio alcuno. Tutte le altre straniere nazioni eran da essi considerate come indegne di venire a confronto colla grandezza e colla maestà del loro nome, e troppo avrebbon essi pensato di abbassarsi, se le avesser prese a maestre, e fatti se ne fossero imitatori. Quindi, trattene le cerimonie e i riti appartenenti al culto de’ loro iddii, ne’ quali pare che i Romani da’ popoli d’ogni parte