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LIBRO PRIMO

Letteratura de Romani dalla fondazione di Roma

fino al termine della prima guerra Cartaginese.



Esame delle ragioni per le quali alcuni negano l’ignoranza degli antichi Romani. I. L’abate le Moine d’Orgival in una sua operetta (Considerations sur l’origine et progrès des belles lettres chez les Romains, ec. p. 1, ec.) in cui prende a esaminare l’origine, il progresso e la decadenza degli studi presso i Romani, cerca di liberarli da quella qualunque siasi taccia che potrebbe in lor derivare dall’opinione ricevuta comunemente, che essi per cinque secoli non conoscessero che l’armi e la marra. Di questo libro non troppo vantaggiosamente hanno parlato gli autori del Journal d. Savans (an. 1750, p. 616), e alcuni errori se ne sono notati ancora nelle Memorie di Trevoux (an. 1750, févr. art. 24) e nella Storia letteraria d’Italia (t. 4, p. 253); e singolarmente poco probabile è sembrata questa sua proposizione. Confessa egli medesimo che affermare che ne’ primi secoli di Roma vi ebber uomini dotti, sembra uno strano e improbabile paradosso. E nondimeno egli non teme di affermarlo. Ma le stesse prove ch’egli ne arreca, quando si vogliano esaminare attentamente, giovano a sempre più persuaderci che questo è di fatti uno strano e improbabile paradosso. Egli afferma che Romolo fu istruito in tutte le scienze che al grado di lui, secondo il costume di quel tempo, si convenivano; e il prova coll’autorità di Plutarco, ove dice che Romolo e Remo impararono le lettere ed