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statua a gareggiar con Mirone, uno de’ più celebri scultori che fiorisse allor nella Grecia, fu questi dall’italiano Pittagora superato; anzi, come nello stesso luogo aggiugne Plinio, con un altro Pittagora ancora leontino di patria il medesimo Mirone in somigliante cimento venne meno al confronto. A questo secondo Pittagora attribuisce Plinio l’onore di avere il primo le vene e i nervi e i capegli ancora dell’uomo più dilicatamente scolpito. Assai maggiore sarebbe la gloria del primo Pittagora da Reggio, se certo fosse ciò che l’autore del trattato de l’Usage des Statues afferma (part. 1, c. 8); cioè che, per testimonio di Cicerone, egli fosse maestro del famoso Lisippo, di cui la Grecia non vantò mai il più eccellente scultore. Ma, a parlare sinceramente, per quanto io abbia cercato nelle opere di Cicerone, non ho mai potuto rinvenire tal passo; nè di altro Pittagora, fuorchè del filosofo, io non veggo mai farsi da lui menzione.


Celebri pittori. XXXII. Rimane a dir qualche cosa della pittura. Intorno a quest’arte poche memorie ci son rimaste. E nondimeno abbiam quanto basta a conoscere che essa ancora e nella Sicilia e nella Magna Grecia felicemente fu coltivata. E primieramente, se io volessi affermare che Zeusi fu italiano, niuno, io credo certo, potrebbe convincermi di falsità. Zeusi fu di Eraclea; in ciò convengono gli antichi scrittori; ma qual fosse quest’Eraclea, se quella ch’era nella Magna Grecia, o alcuna di quelle che erano altrove, nol diffinisce alcuno a cui debbasi certa fede. Anzi più conghietture concorrono