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176 parte

fanno comprendere quanto felicemente tra gli abitatori di quelle provincie fiorisse lo studio delle belle arti, e singolarmente dell’architettura e della scultura. E per ciò che alla scultura appartiene, Pausania, che il nome di tanti illustri scultori ci ha tramandati, ci mostra che molti insigni ve n’ebbe e nella Sicilia e nella Magna Grecia. Nomina egli, per tacer d’altri, un Learco di Reggio (l. 3, c. 17), che dee certamente annoverarsi tra’ più antichi. Perciocchè di lui racconta che fu egli il primo a scolpire separatamente ciascun de’ membri, e poi con chiodi unirli insieme e commetterli. Fa menzione ancor di un Clearco di Reggio, cui chiaramente distingue dal sopra mentovato Learco (l. 6, c. 4). Ma sopra tutti celebre si rendette Pittagora, egli ancor di Reggio, cui l’eruditissimo ’Winckelmann (Hist. de l’Art. t.2, p. 193) annovera tra’ cinque più famosi scultori che dopo Fidia fiorissero in tempo della guerra del Peloponneso. Di lui parlando Pausania (l. 6, c. 4), il chiama uomo nella scultura non inferiore ad alcuno. In fatti Plinio racconta (l. 34, c. 8) che fattosi egli nel lavoro di una

    degna è principalmente da leggersi un’erudita ed ingegnosa dissertazione del sig. avvocato Vincenzo Gaglio girgentino (Opuscoli d’Autor. Sicil. t. 14), nella quale, oltre il descriverlo minutamente, si fa a provare che ivi si rappresenta la tragedia d1 Ippolito. Agguingansi a ciò tante altre statue in marmo e di bronzo, che ne’ diversi ricchi musei della Sicilia tuttor si conservano; e sempre più si conoscerà chiaramente che quegli isolani non furono ad alcun’altra nazione inferiori nel coltivar le belle arti.