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l’eccessivo ornamento riprenda in Gorgia, ne parla nondimeno sovente come di grande e maraviglioso oratore, il chiama uomo per sapere celebratissimo in Grecia, e maestro d’Isocrate (Judic. de Isocr.); e parlando di Demostene, dice (De admir. vi dicendi in Demost.) ch’egli da Tucidide e da Gorgia apprese la magnificenza, la gravità, lo splendore del favellare.


Onori da lui ottenuti. XX. Tal fama in somma erasi acquistata Gorgia presso gli antichi Greci che, come narra Filostrato (epist. 13), erasi da essi formata la parola γοργιάξειν, o, come diremmo noi, gorgiare, a dinotare coloro che profession facevano di eloquenza. I Leontini conoscendo qual onore avesse Gorgia alla lor patria recato, una medaglia coniarono a onorarne la memoria e il nome, nel cui rovescio vedesi il capo di Apolline. Ella è stata pubblicata nel secondo tomo del Museo Britannico. Un altro ancora più onorevole monumento fu a Gorgia innalzato mentre tuttor vivea; cioè una statua d’oro nel tempio d’Apolline Pitio in Delfo. Questa da tutta la numerosissima adunanza che udita aveva l’orazione da lui pronunziata in occasione de’ solenni giuochi che vi si soleano celebrare, gli fu con universal consentimento decretata: così ne assicurano Cicerone (l. 3 de Orat. n. 154), Valerio Massimo (l. 8, c. 15), Filostrato (Vit. Sophist. l. 1), e Platone (in Gorgia), che certo non fu adulatore di Gorgia, come or ora vedremo. Quindi non dee credersi a Plinio che asserì (Hist. Nat. l. 33, c. 4) averla Gorgia, consentendolo il popolo, a se medesimo innalzata. Pausania dice (Descript. Graec. l. 10, c. 18)