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popolo, colla nuova sua e non più usata maniera di favellare, commosse per tal modo gli animi degli Ateniesi, uomini per altro ingegnosi e studiosi dell’eloquenza, che da stupore e da maraviglia rimaser compresi. Perciocchè egli il primo figure e antitesi e consonanze e armonie e vezzi nuovi introdusse; le quali cose erano allora per la novità ammirate, ma ora sembrano ricercate di troppo, e quando sieno soverchiamente usate, risvegliano anzi le risa, e generan noia. Aggiungasi l’elogio che dello stesso Gorgia ci ha lasciato Filostrato. A Gorgia, dice egli (De Vitis Sophist.l. 1), io penso che come ad inventore di essa attribuire si debba l’arte de’ Sofisti, perciocchè egli fu che introdusse l’ornamento nel ragionare, e una nuova maniera di favellare maravigliosa e vivace, magnifica e figurata. Usava ancora sovente, ad eleganza e a gravità maggiore, di poetiche locuzioni. In qual maniera con somma facilità parlasse egli anche d’improvviso, sul principio di questo trattato si è detto (cioè che Gorgia, come altri ancora raccontano, pronto si offeriva a ragionare sul punto di qualunque argomento gli si proponesse). Quindi non è a stupire ch’egli fosse udito con maraviglia, quando già vecchio insegnava la rettorica in Atene. Egli certo teneva dal suo ragionare pendenti e sospesi i più dotti uomini de’ suoi tempi, Critia ed Alcibiade allor giovani, e Tucidide e Pericle già in età avanzati. Un somigliante elogio fa di lui Pausania (Descript. Graec.l. 6, c. 18), ch’io per brevità tralascio. Dionigi Alicarnasseo finalmente, benchè il soverchio uso delle figure e