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sua ambasciata. Gli Ateniesi furon persuasi e mossi dal siciliano oratore, e contro de’ Siracusani presero le armi. Ma gli applausi degli Ateniesi dimenticar fecero a Gorgia la sua patria; perciocchè, comunque Diodoro dica che compita la sua ambasciata fece alla patria ritorno, convien dire però che dopo non molto lunga dimora di nuovo si rendesse ad Atene, ove è certo che aprì e tenne lungamente scuola di eloquenza. L’onore da lui al primo entrarvi acquistato, non che scemare, come spesso accade, andò sempre aumentandosi. Appena sapevasi in Atene che Gorgia dovea favellare in pubblico, si accorreva in folla ad udirlo, nè altrimenti era considerato che come il dio della eloquenza.


Elogi che ne fanno gli antichi scrittori. XIX. Ma è a vedere più particolarmente con qual lode di Gorgia parlano gli antichi greci scrittori, da’ quali ancora vedremo di qual genere d’eloquenza egli si compiacesse, cioè di un colto e ornato stile, pieno di figure, di grazie, di vezzi d’ogni maniera, per cui ancora venne egli da molti tacciato, come vedremo. Diodoro Siculo dunque così di lui dice (l. 12, p. 513, ec. edit. Amstel. 1745): Gorgia nell’arte del ragionare superò i più eloquenti uomini dell'età sua. Trovò egli il primo parecchi artificii oratorii, e nello studio e nella professione di una sublime eloquenza così sopra gli altri si rendè celebre e chiaro, che a mercede delle sue lezioni cento mine ei riceveva da ciascheduno de’ suoi discepoli (corrispondono a un dipresso a mille scudi romani). Egli entrato in Atene. e ottenuta udienza dal