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Corace e Tisia ne sono i primi maestri. XVI. Di Corace però appena altra notizia ci è rimasta. Non così di Tisia. Pausania ci dice ch’ei fu compagno di Gorgia nell’ambasciata agli Ateniesi, di cui or ora favelleremo; e un onorevole elogio ne forma, dicendo ch’egli nell’arte del favellare tutti superò gli oratori dell’età sua, di che fa chiaro argomento l’ingegnosa al certo e sottile, orazione che nella lite di una donna siracusana egli disse (Descr. Graec. l. 6, c. 18). Questa ambasciata viene da Diodoro raccontata all’anno secondo dell’olimpiade. lxxxviii. Di lui pure aggiugne Dionigi Alicarnasseo, che fu precettor d’Isocrate nato nell’olimp. lxxxvi (Judic. de Isocr.), il qual doveva perciò esser ancor giovinetto quando Tisia venne in Atene. Niun’altra cosa noi sappiamo di Tisia; ma non è ella certo picciola gloria questa di aver avuto a suo scolaro un sì famoso oratore, qual fu Isocrate. Ma non fu solo in questa maniera che l’Italia aprì scuola di eloquenza alla Grecia.


Notizie del retore Lisia. XVII. Lisia e Gorgia, siracusano il primo, leontino il secondo, assai maggior lode acquistaronsi in Grecia. Di Lisia dice Dionisio Alicarnasseo, che era di ventidue anni maggiore d’Isocrate (loc. cit.). Quindi egli dovette nascere circa l’olimp. lxxx, quando appunto cominciava nella Sicilia a fiorire lo studio dell’eloquenza. Cicerone lo dice ateniese (Brut. seu de Cl. Orat. n. 16), ma la più parte degli antichi autori lo fanno siracusano; e con ragione, poichè, come racconta Dionigi Alicarnasseo (Jud. de Lysia), siracusani erano i suoi genitori, benchè Cefalo di lui padre si trovasse