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Tisia, quos illius artis inventores et principes fuisse constat. Ed altrove all’autorità appoggiandosi di Aristotele (Brut. n. 46): Itaque, ait Aristoteles, cum sublatis in Sicilia Tyrannis res privatae longo intervallo judiciis repeterentur, tum primum, quod esset acuta illa gens, et controversa natura, artem et praecepta siculos Coracem et Tisiam concepisse1. E noi veggiamo qui stabilito il tempo ancora in cui l’arte dell’eloquenza ebbe tra i Siciliani cominciamento, allor quando, tolti di mezzo i tiranni, ricuperarono i Siciliani la libertà. In fatti, riflette a questo luogo saggiamente il sig. de Burigny (Hist. de Sicil. t. 1, p. 7), in un Governo dispotico l’eloquenza di raro apre la via alla fortuna; ma ove il popolo decide di ogni cosa, chiunque sa toccarlo e persuaderlo, egli è pressochè certo di giungere a sommi onori. Ora il tempo in cui fu da’ Siciliani ricuperata la libertà, viene da Diodoro fissato all’anno quarto dell’olimp. lxxix (Diod. Bibliot. l. 11, p. 281), in cui tutte quasi le altre città seguiron l’esempio di Siracusa, la quale già da qualche anno aveala ripigliata; il qual anno cade nel 292 dalla fondazione di Roma, e 460 incirca innanzi all’era cristiana. Circa questo

  1. Di Corace ancora (p. 269) ragiona la poc’anzi nominata imperadrice Eudossia, la quale ricorda inoltre più altri in questo capo da me nominati, cioè Lisia (p. 281), Gorgia (p. 100), Filisto (p. 422), Diodoro Siculo (p. 128), Temistogene (p. 233), Ipi (p. 245), Lico (p. 284) e Polo (p. 355).