Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/20


di g. tiraboschi xix

in poco, nulla ommise di quanto fa d’uopo di investigare nella compilazione di simili istorie; rigettando tutto ciò che non fosse appoggiato a monumenti sicuri, od almeno sostenuto da buone ragioni. Adoperandosi così a vantaggio de’ Modenesi, il Tiraboschi non altrimenti si conduceva che se trattato si fosse di sè stesso e della sua patria. Ed avrebbe pur desiderato di fare il volere di quelli, che lo pregavano di scrivere particolarmente la storia de’ Vescovi di Modena e di Reggio, de’ quali aveva già in diverse occasioni parlato. Lo moveva eziandio il pensiero di far cosa utile alla religione cristiana. Ma non tutte potè compir le sue brame, benchè fosse uomo, quanti altri mai, assiduo, industrioso, esercitato, diligente, e possedesse facilità e speditezza di scrivere con certa eguale ed elegante scorrevolezza. Gli toglievano assai tempo gli amici non solo, ma tutti coloro che a lui ricorrevano per consigli o per giudizii in materia di lettere. Dal che provenne che molti pubblicassero lettere del Tiraboschi, sperando che le sue lodi e le sue testimonianze dovessero raccomandarli ai posteri. Di tali lettere si ha un esempio in un giornale di Vienna1, ove Giuseppe Retzer ne fece inserire due, che il Tiraboschi a lui diresse in lingua latina sulla vita e gli scritti di Girolamo Balbo. Egli era cauto in simili scritture, non volendo sembrare di troppo lodare taluni, o di tacere alcuna cosa cui importasse di dire. Il che sembrami aver esso

  1. Mercurio Italiano N. viii, mese di agosto 1792.