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la Sfera, che dal Fabbricio fu ristampato e inserito nella sua Biblioteca Greca (t. 1, p. 478, ec.)’, ma egli stesso reca più argomenti, pe’ quali si dee dubitare se veramente quel poema sia di Empedocle. Questi però certamente tre libri in versi aveva scritti, intitolati de Natura, da più antichi autori rammentati, come mostra lo stesso Fabbricio (ib. p. 474)- E forse ancora fu egli fautore, secondo il parere di questo valent’uomo (ib. p. 469), di quegli Aurei Versi che sotto il nome di Pittagora sono impressi.


Poesie teatrali. XII. Nè minor lode nel coltivamento della teatral poesia si acquistarono i Siciliani. Io non voglio qui far menzione di tutti quelli tra loro che nel comporre tragedie e commedie si renderono illustri, quali furono Epicarmo, già da noi tra’ filosofi mentovato, che al dir di Orazio si fu il modello cui Plauto prese ad imitare (l. 2, ep. 1); Dinoloco di lui figliuolo, o secondo alcuni solamente discepolo, da altri detto Demoloco (Fabr. Bibl. Graec. t. 1, p. 674); Filemone il padre, seppur egli fu siracusano, come afferma Suida, e non anzi di Cilicia, come vuole Strabone (Geogr.l. 14); e l’altro Filemone di lui figliuolo (Fabr. ib. p. 779, 780); Apollodoro (id. ib. p. 745); Carcino (id. ib. p. 672 e 750); Sofrone (id. ib. p. 788), ed altri, tutti comici siciliani, de’ quali con molta lode veggiamo dagli antichi scrittori fin si menzione; e Empedocle, e Sosicle, e Acheo (id. ibid. p. 663, 676, 691) valenti tragici, secondo il testimonio de’ medesimi. Ristringerommi