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egli ancora innanzi a Pittagora (t. 1, p. 436). Fu egli, come narra Diodoro (l. 12), da que’ di Turio prescelto a scriver loro le leggi, ma queste furon poscia da altre città ancora così della Magna Grecia, come della Sicilia ricevute. Di esse fa un esatto compendio il medesimo autore. Io una sola ne scelgo, come più di tutte confacente al mio proposito. Un’altra legge ancor più eccellente, dice Diodoro, ma dagli antichi legislatori trascurata, promulgò egli; cioè che tutti i figli de’ cittadini fossero nelle belle lettere istruiti, e che la città pagasse perciò a’ precettori il dovuto stipendio; perciocchè egli avea preveduto che coloro i quali per le domestiche angustie non avesser potuto dare a loro maestri la dovuta mercede, sarebbono stati privi di letteraria educazione; ed egli alle altre arti pensò giustamente che le lettere dovessero antiporsi. Questo è il primo esempio di scuole a spese del pubblico aperte a comune vantaggio; e non è certamente picciola lode della nostra Italia, che in questo ancora ella sia stata alle altre nazioni norma ed esempio. Di lui racconta Diodoro, che da se medesimo si diede la morte in quella maniera appunto che vedemmo poc’anzi narrarsi da altri di Zaleuco. Aggiugne Diodoro, che questo genere di morte attribuiscono altri a Diocle, e lo stesso Diodoro di fatti non molto dopo (l. 13) parlando di Diocle afferma che per tal maniera finì la vita.


Diocle ed altri. XXXI. Il mentovato Diocle fu legislatore de Siracusani. Ma delle leggi di lui non abbiamo, più minuta contezza. Così pure altri legislatori