Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/148


seconda 99

dal Bruckero allegali. E certo che a Platone non dispiacesse il farsi bello delle fatiche altrui; ne abbiamo una pruova in Ateneo, il quale parlando di un certo Birsone nativo di Eraclea nella Magna Grecia, dice che da’ Dialogi di lui molte cose tolse Platone: Heraclea prope Sirim civem habuit Birsonem, ex cujus dialogis multa Plato surripuit (l. 2 Deipnos. sub fin.). E Diogene Laerzio ancora nella Vita di Platone parla di quattro libri da un certo Alcimo scritti a provare quanto dal siciliano Epicarmo avesse tolto Platone. Multum illi (Platoni) Epicharmus contulit Comicus, cuius et plurima transcripsit, ut Alcimus i eis libris, quos ad Amyntam scripsit quatuor numer, meminit. Anzi l’idea ancora dello scriver dialogi da Zenone nativo di Velia fu suggerita a Platone. Dialogos itaque, dice lo stesso Laerzio nella Vita di Platone, primum Zenonem Eleatem scripsisse fenunt1.


Decadenza di quella setta. XI. E nondimeno sì celebre setta non ebbe quella durevolezza che pareva doversi alla fama con cui era nata e cresciuta; ma circa duecent’anni dopo la sua origine ella ebbe fine, e il nome e la fama de’ Pittagorici del tutto svanì. Più ragioni ne reca il più volte lodato Bruckero.

  1. Della setta pittagorica e delle altre che nella Magna Grecia fiorirono, e de’ più illustri filosofi e matematici che usciron da esse, hanno poscia anche più ampiamente trattato il sig. Matteo Barbieri nelle sue Notizie Istoriche dei Matematici e Filosofi del Regno di Napoli stampate nel 1778, e il sig. Pietro Napoli-Signorelli, ora segretario di quella R. Accademia, nelle sue Vicende della coltura delle Due Sicilie.