Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo I, Classici italiani, 1822, I.djvu/139

90 parte

attentamente disaminare. E primieramente il soprallodato P. Gerdil ha ingegnosamente mostrato quanto il sistema delle Monadi Leibniziane sia conforme al sistema fisico di Pittagora (loc. cit. p. 272, ec.). Veggasi su questo punto singolarmente il bellissimo ed eruditissimo libro di M. Dutens, intitolato Recherches sur les Découvertes attribuées aux Modernes (t. 1, p. 77, ec.), di cui assai spesso nel decorso di quest’opera dovrem valerci, il quale ancora degli altri sistemi de’ moderni filosofi trova e scuopre i primi semi in Pittagora e in altri antichi. Io non entrerò su questa materia a lunga ed esatta discussione, che nulla potrei dire che da questo autore non sia già stato detto. Solo ne accennerò all’occasione alcuna cosa, rimettendo chi più ne voglia all’autore medesimo che certamente merita di esser letto. Proclo a Pittagora attribuisce il vanto (Praef. in lib. 2 Eucl.) di avere il primo ridotta a forma di scienza la geometria. Ma, come bene riflette il Bruckero (t. 1, p. 1060), altri geometri vi furono certamente innanzi a lui. Non può nondimeno a lui negarsi l’onore di aver prima d’ogni altro coltivata nella Magna Grecia questa scienza, e di averla a maggior perfezione condotta. A lui con maggiore certezza si concede dagli antichi scrittori il ritrovamento del celebre teorema, che nel triangolo rettangolo il quadrato della ipotenusa sia uguale a’ due quadrati degli altri due lati presi insieme; della quale scoperta narrano che fosse lieto per modo che in sagrifizio offerisse alle Muse, secondo alcuni, un’ecatombe; secondo altri, un