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lui attinente essere oscura ed incerta per tal maniera che vano sia l’accingersi a rischiararla (Histor. Crit. Philosoph. t. 1, p. 991); e più ragioni ne arreca. Gli scrittori della vita di Pittagora tutti di molto tempo a lui posteriori; le incerte tradizioni a cui ogni cosa si appoggia; la confusione di più Pittagori in un solo; la legge che dicesi da Pittagora imposta a suoi discepoli, e per lungo tempo osservata, di non esporre al pubblico, scrivendo, le sue opinioni; lo spirito di partito che in Iamblico e in Porfirio, due de’ principali scrittori della sua Vita, chiaramente si scorge di offuscar la luce del cristiano Vangelo, che già cominciava a penetrare per ogni parte, col formar di Pittagora un uom portentoso, e somigliante in gran parte a Cristo medesimo; tutto ciò, secondo il Bruckero, ad evidenza ne mostra quanto poca fede debbasi a racconti che intorno ad esso si fanno. Ma all’incontro il p. Gerdil entra coraggiosamente a sostenere (Introd. allo Studio della Relig. p. 246, 263, ec.) che comunque più cose vi sieno intorno a Pittagora dubbiose e incerte, si può nondimeno della maggior parte de suoi dogmi con probabile fondamento venire in chiaro; perciocchè, egli dice, Platone, che a molti de’ più celebri Pittagorici fu famigliare, ben potè agevolmente risapere i dogmi di questo illustre filosofo, onde a ciò ch’egli, e dopo lui Aristotele, e poscia Laerzio, Porfirio e Iamblico ed altri scrittori ne espongono intorno alle pittagoriche opinioni, deesi a buon diritto ogni fede. Alle ragioni del p. Gerdil ha controrisposto il Bruckero