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esprimono che nella sacra Genesi. Dal che parmi di poter raccogliere, conghietturando l’antichità degli Etruschi, che o dagli Ebrei, o da’ popoli confinanti agli Ebrei dovetter certo discendere, se sì viva si mantenne tra essi la tradizione della creazione, e di errori ingombra assai meno che presso le altre nazioni1.

  1. Niuno tra’ moderni scrittori ha sollevata a più alto grado di perfezione la filosofia degli Etruschi, di quel che abbia fatto il valoroso antiquario Giambatista Passeri. Egli si è fatto a provare che l’arcana loro filosofia ammetteva un solo Dio; che oltre la religion naturale essi ammisero ancora la rivelata; che riconoscendo un Dio solo ed eterno, ne riconobbero insieme qualche generazione; ch’essi dicevano l’uomo essere stato da Dio formato dal fango; che osservarono non solo pel lume della ragione, ma per la religion rivelata ancora lo stato infelice dell’umana natura decaduta dall’antico suo primiero grado; che ne’ genii adombrarono gli angeli, e un di essi ammisero per capo degli altri, e che ebber notizia della caduta degli angioli ribelli; che asserirono l’anima essere immortale; che credevano che i buoni dopo morte fossero trasformati quasi in altrettanti dei; che eterne fosser le pene de’ reprobi, e che i più leggieri falli dovessero o con temporali gastighi in questa vita punirsi, o espiarsi nell’altra con pene di più breve durata, alle quali però potevasi da’ viventi recar qualche sollievo. In somma, se crediamo al Passeri, i più dotti tra gli Etruschi professavano in cuor loro a un dipresso quella legge medesima che professava il popol di Dio (Picturae Etrusc. in Vasc. vol. II, p. xi, ec.). Ma io temo che questa Dissertazione, in vece di accrescere l’onor degli Etruschi, sia per confermare nella loro opinione alcuni i quali non troppo riconoscenti alle grandi fatiche degli antiquarii, per poco non li rimirano come sognatori, che in un vaso di creta, o in un pezzo di marmo o di bronzo s’immaginano di veder cose a tutti gli altri nascoste.