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pagliuzze d’oro e la sua zazzera lustra e inanellata, e perdette la testa; non aveva più la solita disinvoltura e la solita smorfia sorridente ed eguale per tutti, salutava sempre una sola parte del pubblico plaudente; quello di sinistra, spesso s’imbrogliava negli ordegni e nei cordami. Una volta nel saltare sui due piedi con una graziosa riverenza capitombolò goffamente; tutti gli spettatori non ebbero che un movimento di simpatia e di commiserazione, solo la contessa scoppiò a ridere talmente che dovette nascondere il viso nel fazzoletto. Il poveretto non osò più comparire sulla scena.
— Ecco cos’è la gloria!» esclamò gaiamente, e scorgendo che anche Giorgio rideva. — Vedete come vanno a finire i miei entusiasmi?
Poi l’indomani Giorgio la incontrava in un ballo, o la vedeva nel suo palchetto alla Pergola, scollacciata, coperta di pizzi, carica di brillanti, elegante, freddamente altera, coll’ironia sulle labbra,