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rio, molto sul serio, amico mio? Temo che questo bel scherzo abbia a diventare troppo brutto e troppo serio, il che sarebbe una gran disgrazia.
Giorgio si strinse nelle spalle.
— Proprio una gran disgrazia! Sino ad un’ora fa temevo soltanto per lei, con tutto il suo spirito, con tutta la sua pratica mondana, e con tutta la sua diplomazia. Però la conosco abbastanza, e so che un viaggio, una croce, una ballerina, una perdita al giuoco l’avrebbero guarito. Ma adesso Nata è malata, è troppo debole, ha troppi nervi, troppa suscettibilità, che so io, insomma il pericolo è tutto lì... ha qualche cosa di insolito e di infermiccio.
Giorgio non sorrideva più.
— Infine, qual donna crede che sia?
— La credo una leggiadra bionda — non bella ma leggiadra — molto elegante, che fa bene in un salone, che ha bei diamanti, un bel nome, un marito gran signore, generale, amico personale dello czar, e lontano.
— E poi?