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goni che all’interno era parato di nero; in fondo a quel vagone si vedeva qualcosa come una bara, con una gran corona di fiori e un gran nastro che pendeva da un lato. Il signore in lutto si era levato il cappello, avea scambiato qualche parola col capo-stazione ed era montato sull’altra carrozza. Alle finestre dell’albergo stavano affacciati molti curiosi, coi gomiti appoggiati sul davanzale. Erminia s’era rivolta verso il marito e l’avea visto pallido e stralunato, ritto presso lo sportello, guardando quello spettacolo con occhi affascinati. La macchina dell’altro treno fischiò e il funebre convoglio partì lentamente, barcollando. Giorgio, ch’era rimasto tutto quel tempo come una statua, senza fare un gesto e senza dire una parola, si strinse nelle spalle con un brivido improvviso di freddo, sprofondò il capo nelle spalle, quasi volesse nascondervelo, e cadde seduto.

Erminia s’era fatta pallida anch’essa, quasi avesse visto anch’essa quel fantasma implacabile mettevasi fatalmente un’ultima volta sul loro cammino, e sembrava sorgere dalla tomba per attra-