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intelligibile. A lui parve che quella mano gli stringesse il cuore.

— Ho amato Carlo!... riprese Erminia vincendo un gran turbamento.

Egli mosse le labbra più volte, senza che alcun suono ne potesse uscire.

— Perdonami... singhiozzava l’inferma dopo un silenzio più lungo. «Ho bisogno che tu mi perdoni... Giorgio!... Non sono colpevole, sai!... Non sapevo d’amarlo... non me n’ero accorta... ho pianto tanto tanto... ho tanto sofferto!... gli ho detto d’andarsene... ed egli se n’è andato... Non è mia colpa se è stato più forte di me... se mi è parso di morire... Ma lui non ne sa niente... ti giuro!... nessuno sa quello che ho sofferto... Non dirlo a Giannino... non dirlo nemmeno alla mamma... dimmi che mi perdoni... dimmi che non mi lasci in collera!:...

Giorgio non rispondeva, piangeva silenziosamente, col viso nascosto nell’ombra della ventola. Ad un tratto volse il lume su di lei, temendo che fosse delirante; allora scorse quell’espressione d’an-