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XVIII.
Erminia non avea dormito neppur essa; si levò abbattuta e disfatta in viso; sembrava inquieta anche lei, le sue mani tremavano sul ricamo. Verso il tocco si udì una scampanellata; ella, senza muoversi, col capo chino sul telaio, avvampò ad un tratto in viso, e istantaneamente si fece ancor più smorta di prima.
Dopo il primo saluto, i due cugini rimasero zitti alcuni momenti, come subissero un inesplicabile imbarazzo; ella punzecchiava il suo canovaccio più febbrilmente che mai. — Carlo, gli disse infine senza distogliere gli occhi dal disegno, cosa hai risoluto di fare?