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in fondo agli occhi di lui si vedevano luccicare delle lagrime; ei chinò la fronte sulla mano, e dopo un’altra breve pausa, con voce appena intelligibile:
— Bisogna che io abbia il coraggio di partire... intendi?... Bisogna ch’io l’abbia questo coraggio!
Non si dissero altro. Si sentiva il passo di Giorgio nell’anticamera; ella si alzò trasalendo e si allontanò con vivacità; il cugino alquanto pallido prese il suo cappello bruscamente e si accomiatò in fretta.
Giorgio entrava come fosse un estraneo in camera della moglie, con un’aria imbarazzata che la sua disinvoltura abituale non riusciva a dissimulare. Era pallido anch’esso da qualche tempo, e dissimulava le sue sofferenze con una energia virile che non sarebbesi supposta in lui. Una delle sofferenze più acerbe che sentisse era il supplizio di dover stare una mezz’ora al cospetto della moglie, di dover incontrare lo sguardo limpido di lei, e ascoltare la sua voce inalterabilmente dolce e calma. Quella