ticameretta gialla, e i versi letti insieme, vicino a quel tavolinetto, sotto quel lume dalla gran ventola dipinta a fiori. Sognava, sognava, cogli occhi fisi; il passato era tutto azzurro, come gli ignoti paesi dove il suo pensiero soleva seguir Carlo; non vi si vedevano che le gioie più schiette, più dolci, più profonde, e nello stesso tempo più vaporose. Allora stava ad ascoltarlo delle ore intiere zitta zitta, a guisa di bambina; ei narrava semplicemente, senza enfasi, ma coll’accento della verità, le splendide albe del mare, i dolci tramonti, la pace immensa, le contrade diverse e lontane, le tempeste solenni e gigantesche, le febbri delle battaglie, fra il rombo assordante, il comando breve ed austero, il tumulto della vita e della morte, le sublimi ebbrezze della lotta e della vittoria, l’orgoglio della gloria, dell’onore, della patria e della bandiera. Ella non fiatava, si sentiva stringere e allargarsi il cuore con violenza, cambiava di colore cento volte; lo guardava, lo guardava, non poteva saziarsi di mirarlo, e il suo pensiero errava lontano; le pareva di vedere il suo povero