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bisogno, perchè non osava confessarlo a se stessa. Poi, cosa più dolorosa, quello sposo che le toglieva giorno per giorno non solamente il cuore, ma l’intimità, la schiettezza, la fiducia, il sorriso, le imponeva soggezione, diventava non solo un estraneo, ma un padrone.
Da quella notte in cui aveva sofferto per la prima volta come, nelle grandi afflizioni che avea avuto da ragazza, non avea creduto che si potesse soffrire giammai, il cuore della donna si era formato con tutte le tenerezze, con tutta la sua delicata sensibilità, con tutti i tesori dell’affetto, meglio di come non l’avessero fatto le prime impressioni della vita, della giovinezza, della felicità, dell’amore; meglio di come non l’avesse fatto il primo sentimento della maternità che s’era svegliato col primo vagito del suo bambino - e in quella notte il suo Giorgio non era stato là... il suo pensiero rifuggiva dal cercarlo dove era stato. Sentiva perciò una gran riconoscenza, una tenerezza più intensa, più profonda pel cugino Carlo che avea sofferto con lei; perchè in