Pagina:Tigre Reale.djvu/172


— 167 —

cate; allora avvampava in viso. Sentiva istintivamente l’abisso che allargavasi fra lei e quello sposo sul quale si erano appoggiati ad uno ad uno tutti i suoi affetti, dal giorno ch’era rimasta sola con lui, in quella carrozza che l’allontanava al gran trotto dalla sua mamma, dalla sua casa, dalle sue affezioni passate, e metteva intera la sua vita nelle braccia di quell’uomo che per pochi mesi innanzi era ancora uno sconosciuto per lei. Ora che lo sentiva allontanarsi alla sua volta, provava lo stesso sentimento d’inquietudine, lo stesso sbigottimento, lo stesso bisogno di attaccarsi a qualche cosa che allora l’avea fatta attaccare al braccio di lui; l’isolamento stavolta era più amaro, più agitato, era punzecchiato tratto tratto da vaghi turbamenti, da immagini e riminiscenze che la facevano sognare ad occhi aperti, le gettavano delle fiamme sul viso, delle tepide correnti nei nervi, durante le lunghe ore silenziose della sua camera deserta, e la facevano ridestare di soprassalto. Non osava lagnarsi; nascondeva gelosamente quel che soffriva, non per dignità, ma per un inesplicabile