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sul bambino, volgeva le spalle all’uscio; udendo entrare il marito, ella si voltò trasalendo, e vedendolo rimase come sbalordita, trafelata in viso, le labbra le incominciarono a tremare senza poter dire una parola; poi quel tremito si estese alle gambe, e cadde seduta sulla poltrona ai piedi del letto. Carlo e il dottore, vedendo il pallore di Giorgio che non osava fare un passo nella camera, s’erano avvicinati a lui.

— Non è nulla! diceva Rendona, siamo fuori di pericolo; l’abbiamo scappata bella, ma siamo fuori di pericolo.

Giorgio si avvicinò al letto come non si reggesse bene sulle gambe; interrogò ansioso l’aspetto del bambino che dormiva, poi prese con mano tremante la mano della moglie. La poveretta si lasciava fare, ma tremando più forte; all’improvviso si gettò bocconi sul letto e scoppiò in singhiozzi a voce alta.

— Non è nulla, andava dicendo Rendona, lasciatela sfogarsi. È una crisi salutare, la tensione nervosa durava da un pezzo. Lasciatela piangere che le farà bene.