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vano di una durata eterna; si sentiva rimuovere dentro il petto, come se le lacerassero il cuore, tutti i ferri più lucenti e mostruosi da chirurgo che sapesse immaginare. Il bambino strillava con voce soffocata; ad un tratto mise uno strillo più acuto; allora ella si avventò con un salto da belva. Il medico riponeva la busticina e diceva tranquillamente:
— Riponetelo sul letto. È andata benone.
La madre prese il figlio dalle braccia di Carlo con un’aria feroce, e, adagiandolo sul letto, scoppiò in una crisi di pianto che la sollevò.
La signora Rendona rientrò gemendo, e il dottore si sbracciava invano a rassicurare le due donne dicendo che tutto era andato bene, che ci era speranza, che il male avrebbe preso piega migliore dopo la mezzanotte. Il bambino infatti sembrava respirare più liberamente. Erminia andava dal letto all’orologio, e di tanto in tanto fermavasi presso la finestra ad ascoltare, come se aspettasse qualcheduno; poi ricominciava a passeggiare, un po’ barcollando. Il dottore avea promesso che