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di un’ora e mezzo dal paese! Sarebbe stato meglio mandare un uomo a cavallo per le scorciatoie.

— Ci ho pensato; forse arriverà prima. Manderemo Giuseppe.

Erminia colle labbra strette, colle mani giunte, cogli occhi sbarrati e fisi nel vuoto, lasciava dire, non rispondeva nulla, sembrava che un’onda di amarezza le gonfiasse il petto e le vene del collo.

— Andrò io; soggiunse Carlo, e farò più presto di tutti.

— No! esclamò allora Erminia con voce vibrante, afferrandolo per la mano. Tu no! Non ci lasciare soli anche tu.

Finalmente la signora Ruscaglia, la quale avea saputo tardi della piega minacciosa che avea preso il male del nipotino, arrivò anche lei tutta scalmanata. Erminia si lasciò abbracciare e scoppiò di nuovo in singhiozzi nelle braccia della madre.

Tutti piangevano come se il povero Giannino fosse morto. Il solo Rendona andava dicendo: