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del male con poche parole, brevi e nervose. Verso le 9 arrivò il cugino Carlo tutto sottosopra.
— Cos’è stato? domandò con premura; i tuoi domestici mi hanno spaventato.
Ella gli fece cenno di parlar piano, gli strinse la mano forte forte, e scoppiò in pianto. Gli disse fra i singhiozzi e sollevando il velo che copriva Giannino:
— Vedi, poverino!... Vedi come soffre!
A quelle parole disperate e a quelle lagrime che venivano dal fondo del cuore, anche gli occhi del povero giovane si gonfiarono. Erminia lo guardava piangendo in silenzio, e vedendolo così commosso gli disse sottovoce, ma con accento penetrante:
— Tu gli vuoi bene almeno a quel poverino!... Non te ne andare, non abbiamo che te, lui ed io!...
In quella entrò il dottore, domandò una candela e si accostò silenziosamente al bimbo; tutti parlavano piano e camminavano in punta di piedi in quella camera triste e scura. La candela fa-