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senza bagaglio, e parve sorpreso vedendomi, come se non sapesse che quasi tutti i giorni facevo quel va e vieni; egli prese un biglietto per Giarre; c’era uno scompartimento vuoto e l’occupammo noi due. Giorgio parlava poco, e stette col capo allo sportello dalla parte del mare per quasi tutto il tempo del brevissimo viaggio. Alla stazione di Castello credeva fossimo diggià arrivati, e quando il treno si rimise di nuovo in movimento appoggiò i gomiti alle ginocchia e il capo fra le mani. Prima ancora di giungere ad Acireale, mentre il convoglio fischiava e andava balzelloni rallentando la corsa, egli era alzato e s’era messo ritto dinanzi allo sportello che guardava dal lato opposto all’albergo dei Bagni, appoggiandosi alla manopola. Non si mosse, più, e tutto il tempo che il treno stette fermo, non disse una parola. Gli domandai prima di lasciarlo se avremmo fatto il ritorno insieme col treno dell’indomani; ma risposemi che non lo sapeva di sicuro, e che forse sarebbe tornato a Catania in carrozza. Lo sportello si chiuse, e mentre il convoglio ripartiva, non si affacciò nem-